Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una manifestazione al
teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”,
riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale
da poco approvata dalla Camera.
Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti; ma adesso che si
vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione da parte
del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto
al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e
l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato
approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo)
è necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in
questione (pur non in via definitiva) si realizzerà un vero e proprio
strappo nel nostro sistema democratico. Non è più tempo di inascoltate
argomentazioni e bisogna fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo
tardi.
Una legge elettorale che consente di formare una Camera (la più
importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori della
riforma costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non
restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza
piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale,
oltretutto, che dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in
vigore a circa un anno, contrariamente a qualunque regola o principio
(le leggi elettorali si fanno per l’eventualità che ci siano elezioni e
non dovrebbero essere soggette ad accordi particolari, al di là di ogni
interesse collettivo).
Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una
vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività.
Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste
dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della
rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è
necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è
espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente
possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte
rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della
governabilità).
Un sistema parlamentare non deve essere necessariamente bicamerale.
Ma se si mantiene il bicameralismo, pur differenziando (come ormai è
necessario) le funzioni, occorre che i due rami abbiano la stessa
dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza di compiti e che
vengano create le condizioni perche l’eletto, anche al Senato, possa
svolgere le sue funzioni “con disciplina e onore” come vuole l’articolo
54 della Costituzione. Siamo dunque di fronte ad un bivio importante, i
cui nodi non possono essere affidati alla celerità ed a tempi
contingentati.
In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve
assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro
reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la
questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei
Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il
numero complessivo dei parlamentari.
Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni anche
scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed
esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della
Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza.
Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle
istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre
iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la
democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli
spazi.
Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato
silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria
voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a
partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai
valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla
Costituzione.
L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e
politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le
ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le
speranze e l’impegno della Resistenza.
Dipende da tutti noi.
L’ANPI resterà comunque in campo dando vita ad una grande
mobilitazione per informare i cittadini e realizzare la più ampia
partecipazione democratica ad un impegno che mira al bene ed al
progresso del Paese.
La Segreteria Nazionale ANPI
(Appello della Segreteria Nazionale dell'Anpi su Senato e legge elettorale ai parlamentari, ai partiti, ai cittadini. Non riforma, ma strappo alla democrazia).